Pianificazione finanziaria secondo Luca
«Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento. Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono cominciano a deriderlo dicendo: costui ha iniziato a costruire ma non è stato capace di finire il lavoro» (Lc. 14,28-30). E’ piuttosto evidente che le poche righe citate dal Vangelo di Luca altro non sono che un forte e chiaro suggerimento di “pianificazione finanziaria” rivolto a tutti coloro che si accingono a fare impresa. Ebbene, se l’evangelista Luca cita le parole di Gesù su argomenti di operatività quotidiana per un imprenditore, allora sorge spontanea la domanda: perché noi, che frequentiamo la Santa Messa tutte le domeniche e leggiamo puntualmente le letture del giorno, non abbiamo compreso in tempo questo semplice “suggerimento” che viene non da un professore universitario di una qualsiasi scuola di business administration, ma direttamente dal Nostro Signore? Perché?
Ora, dopo aver causato catastrofi finanziarie, dopo essere stati ridicolizzati dalla comunità, ci accorgiamo che nel nostro percorso di cristiani ci sono stati e ci saranno sempre preziosissimi altri “suggerimenti”, ma dobbiamo prima di tutto ammettere che non abbiamo avuto semplicemente fede nelle parole evangeliche. Oppure che siamo talmente lontani dall’accettare di vivere la fede in modo semplice, che cerchiamo solo e sempre letture ad alto contenuto teologico/spirituale. Forse anche la semplice lettura e interpretazione “laica” di un brano come quello citato in Luca potrebbe essere tacciata di fondamentalismo , come spesso accade ogni volta che qualcuno cerca di vedere qualcosa di nuovo nelle parole di Gesù. Dove la parola “nuovo” non è casuale. Il Vangelo è, per definizione di fede, sempre nuovo, sempre vivo. E’ sempre “una buona novella”... anche per chi fa impresa .
Perché allora chi ha subito un tracollo aziendale, che di solito si conclude in una procedura fallimentare, non ha dato ascolto a quel brano di Luca? Perché, forse, nella odierna società industriale il capitale vero non proviene dal “capitalista” in senso stretto ma da terzi, come le banche, e quindi quello stesso capitalista è meno “responsabile” (too big to fail, dicono gli anglosassoni). Forse perché si pensa sempre di personalizzare a proprio vantaggio la Provvidenza? O forse invece quel capitalista, quella persona, pur leggendo il brano di Luca, è in effetti troppo superba, ostinata, presuntuosa, vanitosa e cocciuta, con fede solo nei propri pensieri? E non accetta il confronto?
Però, nel Vangelo di Marco (2, 13-17), è indicata una via d’uscita, una salvezza. Gesù viene a cena da noi peccatori. Dichiara chiaramente che sono i malati che hanno bisogno del medico e non i sani e quindi delega a promuovere la sua Parola a un esattore delle tasse. Non solo ci accompagna nelle nostre vicende ma ci delega, ci incoraggia a non mollare, a rialzarci una volta pentiti. Addirittura nella lettera agli Ebrei (2, 14-18) leggiamo che “…infatti proprio noi , per essere stati messi alla prova…siamo in grado di venire in aiuto degli altri”. La missione è chiara, gli obbiettivi anche. Chi ha peccato e si è convertito, ha avuto in se’ la forza di rialzarsi e quindi deve impegnarsi per aiutare, come può, chi invece è rimasto solo e vive in quel pericolosissimo momento che tutti noi abbiamo vissuto di solitudine, di paura e di freddo. Questa è la carità cristiana che spetta a un imprenditore che vuole definirsi cristiano, e quindi diventare un cristiano imprenditore.
Per molti di noi è sicuramente un momento che potremmo definire quaresimale e che deve portarci alla comprensione delle nostre manchevolezze , a portarci all’umiltà con molta cenere in testa. Fare tutto ciò, restando da soli, è piuttosto difficile. Abbiamo bisogno di una qualificata assistenza spirituale. Da soli difficilmente ne usciamo. Il tema della gestione di impresa è troppo complesso , riguarda e coinvolge quel senso di giustizia che deve venire prima di tutto , prima di iniziare a investire nel capitale aziendale. Infatti San Giovanni Paolo II scriveva nel 1991, in occasione della presentazione della Centesimus Annus: «…Voi non cercate le cose facili nel portare una versione cristiana sulle vostre funzioni di dirigenti d’impresa. Dovete conciliare delle esigenze che molti stimerebbero quasi contraddittorie: quelle che nascono dalle regole e dagli obblighi della vita economica, dure e persino implacabili, quelle che derivano dallo sviluppo tecnologico sempre più costoso ed evolutivo, e quelle proclamate dalla coscienza umana e cristiana, quelle regole morali essenziali per la vostra dignità di creature fatte a immagine stessa di Dio».
Pertanto si può tranquillamente concludere con un segno di speranza per tutti coloro che hanno sofferto ingiustizie causate da invidia, gelosia, furti e maldicenze varie, rileggendo le parole di Gesù nel Vangelo di Luca (22, 28-29): «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me…».
L’AUTORE
Sandro Grespan ha avviato la sua carriera professionale e imprenditoriale sin dagli anni Settanta, con esperienze in Italia e all’estero. Dal 1996 è stato amministratore delegato di Grecav per la produzione di vetturette senza patente, azienda dichiarata prima fallita nel 2012 e poi, a seguito dell’annullamento della dichiarazione di fallimento per opera della Corte di Appello del Tribunale di Brescia, messa in liquidazione. Oggi svolge attività di consulenza internazionale per conto di società cinesi che stanno investendo in M&A in Italia, tra cui nella vecchia società di famiglia per suo rilancio internazionale. Già presidente Ucid Mantova, impegnato con un teologo morale, mons. Pompeo Piva per un’analisi teologica dei valori d’impresa, è oggi membro del comitato scientifico di Ucid nazionale.